mercoledì 31 ottobre 2007

Old Bike


Questa notte ha tirato vento e stamattina Firenze mi si è presentata con dei buoni propositi.
Alle 8 e 20 ho già girato buona parte del centro storico. Ho recuperato la mia vecchia bici parcheggiata a Santa Maria in Fiore. Il 2 novembre porteranno via tutte le bici in sosta al Duomo perchè l'Enel inizierà dei lavori. Se avete bici in sosta da quelle parti vi conviene andarle a riprendere perchè altrimenti non le ritroverete mai più.
Questa mattina ho pregato il mio mini rosario, fatta di 7 Ave Maria, 7 Padrenostro e 7 Gloria al Padre, la preghiera ha avuto per l'anima mia lo stesso effetto del vento che ha soffiato su Firenze, ripulendone l'aria pesante e uggiosa. Non sono un metereopatico e quindi sono sicuro che a farmi bene è stata la preghiera e non il tempo che promette miglioramenti.
Mi attende un lungo week end e mi sono ripromesso di non pubblicare nulla in blog fino alla prossima settimana. Devo imbiancare due stanze in casa e me la prenderò comoda, infatti mia moglie e mio figlio saranno via ed io mi sono ripromesso di farle la sorpresa di cambiare colore alle pareti. Poi vi dirò come l'ha presa, se l'idea le sarà piaciuta. Comunque sarà anche un week end di calcio e per questo mi sono già attrezzato da qualche settimana: infatti, sapendo che questo finesettimana sarei stato da solo mi sono approvvigionato della birra necessaria in ampio anticipo perchè se l'avessi fatto in questi ultimi giorni mia moglie avrebbe sgamato che mi stavo preparando a festeggiare la sua assenza e si sarebbe incazzata nonostante dipartisse con Nicolàs per Londra, cosa che la mette sempre di buon'umore.
Amo l'Inghilterra quando esercita su mia moglie il forte richiamo di casa e lei mi dice: "Devo andare a Londra!".
Amo l'Inghilterra perchè amo mia moglie che è inglese e la distanza culturale ci aiuta a vivere serenamente il nostro rapporto: infatti, quando qualcosa fra noi due non quadra ne imputiamo la colpa alle invalicabili differenze culturali.
Vi parlavo di Old Bike, la mia vecchia bici che in effetti è proprio datata. Un giorno d'inverno di tre anni orsono eravamo bloccati in campagna da mia suocera, lei ha podere a Montefollonico (nel senese). La notte, che la bufera di neve s'era calmata, comparve nel cielo terso dal freddo una luna piena, bianca, immensa, che illuminava i campi ed i boschi tutt'attorno, dando luogo ad un paesaggio fantastico fatto di luci e di ombre. Mia moglie che da ragazza viveva a Roma e che andava in campagna in quella casa di famiglia tutti i finesettimana mi raccontò di quando vi rimase bloccata per via di una forte nevicata, che non era potuta andare a scuola e che una notte di luna piena uscì e scoprì un mondo magico. Quella notte di tre anni fa si erano cretae tutte le condizioni per ripetere con lei la medesima esperienza di magia. Allora uscimmo nel freddo e nella neve alta e devo dire che qualcosa di magico c'era nell'aria. Camminammo lungo il sentiero del bosco che, lungo due chilometri, portava al paese. Ci giungeva da lontano l'odore dei camini accesi in paese. Ma due chilometri andata e due chilometri a ritorno nella neve sono tanti e ci fermammo dopo un chilometro di strada nel bosco. Nel luogo dove arrivammo c'era una casamatta, con tutto l'occorente per le gritgliate dei vacanzieri domenicali o per i paesani che la domenica vogliono stare fuori casa e fare il fuoco. Li ci sono dei bidoni e ficcata a muso in giù, legata con due catene, c'era Old Bike, una bici vecchissima alla quale mancava solo di esserle tolte le catene e una bella città in cui girare . La presi, feci un chilometro a piedi con la bici sulle spalle, di notte. Passai una mezza giornata del giorno dopo a segare le catene e in primavera la portai a Firenze.
Credetemi ogni volta che monto su Old Bike una sensazione di magia mi avvolge.
Ciao

lunedì 29 ottobre 2007

La desocializzazione

Questa mattina piove e Firenze porta l'acqua sulle spalle.
Stanotte ho fatto un sonno agitato. Pensavo a qualcosa da dire in blog sulla droga. C'ho pensato su ed i pensieri mi hanno guidato al vero problema: "la desocializzazione".
La desocializzazione è un cancro peggio della droga e non è sempre conseguenza di essa, anzi a volte ne è la causa.
Un tempo i ragazzi fumano spinelli in gruppo, e tutto diventava uno scherzo, un gioco. Il gruppo autoregolamentava i dosaggi, gli approviggionamenti e metteva al riparo il singolo. Il gruppo svolgeva una funzione di controllo importante sul singolo che eccedeva, che casomai passava a qualcos'altro di più pesante e così il soggetto facilmente individuabile poteva essere recuperato.
Ad esempio i tossici degli anni settanta, coloro che ci sono rimasti nella droga e per questo definiti tossici storici erano quelli che avevano scelto, caparbiamente di perseguire la strada della tossicodipendenza.
La desocializzazione oggi appartiene all'egoismo più becero e misero che l'essere umano possa sentire e provare in condizioni di vita agiata. L'essere singolo, che vive in condizioni precarie la propria esistenza è emarginato, ma la desocializzazione di cui voglio parlare appartiene ad una scelta interiore, fatta da colui che raggiunto uno status lo vuole mantenere e per far ciò si isola sottraendo se stesso dall'autocritica e dal confronto con gli altri.
Per ora mi fermo qui, io ci penso e poi ne parleremo ancora.


Intanto a Firenze continua a piovere

sabato 27 ottobre 2007

Notte di Montalcino

Sono le due di notte. Sono a Montalcino con mio cognato James, un brav'uomo, molto english man aliean. Qui domani ci sarà la sagra del tordo e si mangerà bene.
Un brunello riserva 1997 ieri mi ha dato il benvenuto dal mio amico Roberto e mi ha ricordato l'annata, l'amore caldo di Francesca e il desiderio umido di Ombretta.
Fu un'estate di musica, di jazz e di blues. Accarezzavo il dorso dei poggi in Val d'Orcia con la mia mini K2 del 1971. Che macchina ragazzi! Un Go Kart! La mia schiena era sempre accriccata ed io per porvi rimedio andavo spesso a San Cascian dei Bagni e mi mettevo ammollo nelle vasche d'acqua calda. Ricordo di Bagno Vignoni, di quando mi tuffai in mezzo metro d'acqua di ritono da Perugia, dove la lunga notte di musica jazz mi aveva inebriato. Fu l'anno in cui ospitai a casa mia Cornelius, un irlandese impavido ma casinista.
Questa notte Montalcino è serena e felice. L'impressione è che non ci sono molti turisti venuti per la festa e questo rende il paese ancora più intimo.
Al Kaffeina si sta bene, anche se gli strilli dei contradaioli a volte urtano con la pace e la tranquillità del contesto, ma Alice e Renata sono di molto intelligenti e sanno che le corde vocali sono soggette ad usura, quindi pazienti attendono che l'onda dei decibel facciano il proprio corso.
Questa notte bisogna rimettere indietro gli orologi per via dell'ora legale e quindi dormiremo tutti un'ora in più.
Buona notte

mercoledì 24 ottobre 2007

ORIGINE DEL NOME KAMASTRA

Kamastra proviene da un nome antico. Esso rappresenta un simbolo nel quale riconoscersi evocando il calore del focolare domestico che tra passato e presente ancora accomuna nel vincolo della fratellanza.

La parola kamastra (camastra) deriva dal greco che rappresenta la corda dell’ancora e in italiano indica la catena del caminetto alla cui estremità inferiore viene appeso il paiolo.

Questa parola richiama alla mente il focolare, inteso come unità familiare e senso della famiglia stessa.

Ma la gente antica, italiana meridionale, attribuiva alla kamastra anche poteri apotropaici.

Nelle giornate di temporale in cui la grandine costituiva un serio pericolo per quei raccolti che ogni contadino aveva con tanto lavoro preparato, era facile vedere sull'uscio delle case giovani fanciulle, ancora nubili, che gettavano nella strada la kamastra e un pugno di sale doppio allo scopo di allontanare la grandine e scongiurare così la distruzione dei raccolti.


letture

  • Cent'anni di solitudine - Gabriel Garcia Marquez
  • Jubiabà - Jorge Amado
  • I soldi devono restare in famiglia - Alan Elkann
  • Everyman - Philip Roth
  • Il mio nome è Rosso - Orhan Pamuk

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